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IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

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Fogazzaro, Antonio 15 occorrenze

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

- Mia signora! Mia signora! Io mi faccio, con il mio spirito, il mio umile caffè. Questa roba agghiacciò tutti. "Scusi" mi disse donna Valentina

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

vampe bionde, che non mi brucia, mi consola, mi fa sognare. Ma non basta! Ma non basta! Ho un maturo, bollente scaldamani, una palla di cannone

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

signora che piaceva tanto a Chieco m'era sgradevole. Mi dolevo di avere scritto una certa lettera ad Antonietta, di non essere invece partito per Saint

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

Mi fece udire quella sera stessa, sopra un piano scellerato, la sinfonia e, in parte, il primo atto della sua Tempesta. Per vero dire, l'imitazione

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avevano questa spina, e mi ha punto qui e vi è rimasta", ella avrebbe levata la spina e forse anche baciata la ferita. Invece io m'ero fitto in cuore

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

- Amami ancora! Amami ancora! Da tanti anni, nell'ombra della morte, sono ancora pieno di te. Non ti dolere! Non ti pentire! Solo mi ristora, nel

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- Padre mio! Padre mio! Non lasciarmi, t'oppongo le mie disperate braccia, prego e piango, prego e piango, mi pento, mi pento, cado infranta a' piedi

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

Purgher finì col farmi acquistare, era la sua frase, un eccellente bicchier di Isera, dopo di che mi accinsi a rabberciar le strofette melliflue del

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attento!" "Alle dame" gli rispose per me la signorina Prina toccandomi il braccio con la penna. "Avanti! Detti! 'Mi co te vedo, sento Un certo non so

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era composta. Dormiva? Mi arrischiai di dirgli piano all'orecchio: "Lazzaro!". Mi rispose un fil di voce: "Chi è?". "Cesare" sussurai "sono Cesare

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avrei mutato piano, se quella bestia, secondo la quale, tra parentesi, a Milano neppur si fa un risotto senza 'il ragionàt', il ragioniere, mi avesse

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soave, non mi destare. È lontano, è lontano, il freddo paese della neve; son lontani i tristi giorni della vecchiezza. È fuoco nel core, nel sangue, è

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con la tranquillità più serena. Non è niente; il vecchio codino Torranza, che cosa strana!, se ne va. Mi dia la buona notte, cara Bianca; dispongo

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Ricordi; il fascicolo decimoquarto, mi pare. I tre si ritirarono subito, in disordine, per acclamarla e accendere la candele del piano. L'uno d'essi, però

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certa secchezza molle il canonico. "Per talento, lasciamolo stare, il povero Ermes ne aveva più del bisogno; ma criterio, signora, criterio, la mi scusi

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